(Adnkronos) – Noi non le vediamo, ma più spesso di quanto immaginiamo siamo esposti a radiazioni ionizzanti: quando prendiamo il sole oppure quando ci sottoponiamo a esami diagnostici con i raggi X. O ancora se ci troviamo a bordo di un aeroplano di linea intercontinentale, che raggiunge i 10mila metri di quota. Questo tipo di radiazioni è potenzialmente pericoloso per il Dna perché lo può danneggiare, romperne la struttura o modificarla, fino a provocare un tumore. Ora, ricercatori del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento hanno svelato, attraverso simulazioni, il nesso fra l’impatto della radiazione sul Dna e il tempo in cui la molecola danneggiata si spezza in modo irreversibile aprendo, allo stesso tempo, nuove prospettive nella cura del cancro.